Che cosa c’è sotto il cofano
Makr Shakr 3.0 è un vero e proprio concentrato di tecnologia. Mentre nelle prime incarnazioni del progetto i due robot erano indipendenti tra loro e affiancati per raddoppiare la produzione, in questa terza incarnazione i due bracci si dividono i compiti: il primo si occupa di “shakerare” i cocktail; quando ha finito li passa al secondo robot che li serve al cliente. Il secondo braccio, inoltre, si incarica anche di preparare birra, vino e bevande che non devono essere mescolate. “Non si tratta solo di una cosa scenografica”, spiega Incisa. “Con questa divisione dei ruoli riusciamo in realtà a ridurre complessivamente il tempo di attesa del cliente”.
Le pinze dei robot, così come gran parte dei macchinari a bordo - dosatori, taglia limoni e lime, dispenser di ghiaccio, menta, zucchero, ecc. - sono stati customizzati da Makr Shakr specificamente per questo progetto.
L’applicazione si basa su un’architettura a più strati: un livello di interfaccia che prevede un’app per gli sviluppatori, con la quale vengono monitorate da remoto le funzioni del chiosco, gestiti i programmi e controllato lo stato dei componenti, e un’app per i clienti completa di “drink builder”; un server; un nodo linux-based che funge da raccordo tra il mondo esterno e il chiosco; l’automazione, governata da un PLC; e i controllori dei robot.
Dal punto di vista della sensoristica, sin dal primo progetto Makr Shakr si è affidata a prodotti KEYENCE. Nell’applicazione dei Murazzi, in particolare, sono stati utilizzati quattro laser scanner KEYENCE della serie SZ-V che servono a definire il perimetro dell’area di scambio tra robot e cliente: un contributo fondamentale per la sicurezza al momento della consegna del cocktail. I robot utilizzati nell’applicazione, infatti, non sono collaborativi, ma agiscono in modalità “safe operations”: in pratica si fermano quando nell’area di scambio entra la mano del cliente.
Per minimizzare l’effetto delle condizioni ambientali sulla lettura è stato scelto lo scanner SZ-V: grazie ad un passo dell’angolo di emissione del raggio laser di soli 0,1° (anziché 0,36° tradizionali) e la particolare struttura trasmettitore ricevitore combinata all’algoritmo RD “Reduction Dust” é particolarmente stabile nel rilevamento al variare delle condizioni esterne. La modularità del SZ-V, inoltre, permette con un unico display di gestire più laser scanner semplificando perciò il cablaggio e minimizzando i tempi di installazione. Unitamente a ciò anche la semplice interfaccia di programmazione software ha permesso un’ulteriore riduzione dei tempi di messa in funzione del dispositivo di sicurezza.
Il contributo della tecnologia KEYENCE al progetto è poi completato dai sensori a fibra ottica a sbarramento e a tasteggio.
Questi sensori hanno diverse funzioni. In primo luogo servono per verificare se, al momento di versare gli ingredienti, il bicchiere è nella corretta posizione nelle “mani” del robot; poi consentono al robot di sapere quali delle posizioni di consegna sul bancone sono occupate e di decidere, quindi, dove alloggiare il nuovo drink.
QUALE FUTURO?
“L’idea sta conquistando i clienti – spiega Incisa – e noi, dal nostro canto, siamo continuamente al lavoro per migliorare il progetto. Con questa incarnazione siamo riusciti di fatto a industrializzare il prototipo, trasformando un’applicazione da diverse centinaia di migliaia di euro in un prodotto che scende sotto la soglia dei centomila euro”.
Se la sperimentazione di nuove forme di interazione tra uomo e tecnologia e la giusta chiave di lettura per comprendere il “messaggio” di questo progetto, possiamo scommettere che Makr Shakr 3.0 non sara l’ultima incarnazione di questo progetto e che in futuro non mancheranno altre sperimentazioni, come il possibile impiego di robot collaborativi. “E una tecnologia che potrebbe avere un ruolo molto importante in un’applicazione come questa – spiega Incisa – ma che non abbiamo ancora implementato a causa della poca chiarezza, a livello normativo, sugli aspetti di sicurezza”.